Riportiamo di seguito la traduzione della trasmissione radiofonica di Julia Schiemenz del 16 settembre 2024: “Sarà Perchè Ti Amo, una canzone di successo degli anni 80 diventa un inno turistico” che parla di turismo, Malamovida e del nostro Comitato.
La canzone “Sarà perché ti amo” degli anni 80 è diventata lo slogan dei giovani che fanno festa in tutta Italia e anche all’estero, un incubo per i residenti e un segnale di libertà per i giovani.
Ma cosa dicono i veneziani che hanno schiamazzi sotto le loro finestre tutte le notti?
“Noi veneziani non dormiamo più di 4 ore a notte con conseguenze gravi per la nostra salute fisica e mentale”. Festeggia una gioventù che ha voglia di libertà dopo il lockdown del coronavirus e “Sarà perché ti amo” ha tutto il potenziale di una hit (una canzone di successo) grazie alla sua melodia, alle sue parole, perché ha solo 4 accordi, insomma è una formula magica, una canzone usata anche durante l’Oktoberfest e negli stadi dove viene modificato il testo, è una canzone facile da cantare in gruppo, con un testo semplice che usa parole che creano emozioni come “ confusione, ti amo…” e che ha il potere di fare ballare ancora oggi la gente per le strade.
Dopo il coronavirus i giovani si ritrovano in gruppi per cantare, senza conoscersi, tutti insieme senza distinzioni sociali e di professione. Durante il coronavirus per 2 anni questo non è stato possibile perché non si riesce a cantare tutti insieme su zoom. “Sarà perché ti amo” è diventata virale sui video nei social, con una marea di like, creando nei giovani una grande voglia di andare a tutti i costi in Italia per festeggiare. Questo ha portato anche a critiche: “non è un’atmosfera tipicamente italiana”, “ si tratta di turisti ubriachi che non conoscono neanche il testo della canzone”, “in Italia non ci sono più italiani, ma solo airbnb”, “non pensate a noi italiani, ma solo alla pizza, pasta e mafia”! Si tratta di uno stile di vita autentico o di una competizione? Molti vedono in questi festeggiamenti esagerati la svendita della città al turismo di massa. Venezia è il simbolo delle feste, degli addii al nubilato, dei bacaro tour, Venezia è un parco divertimenti quindi sembra anche logico pretendere un ticket d’ingresso.
I festeggiamenti con schiamazzi notturni vengono chiamati in Italia “malamovida”. Martina Zennaro ha creato un anno fa il Comitato Danni Da Movida per contrastare la malamovida. Martina vive a Venezia e i continui schiamazzi notturni le rubano il sonno e le fanno perdere la pazienza. “Anni fa ho dovuto spostare il letto in mansarda perché al piano alto si sentono di meno i rumori. Conosco persone che hanno dovuto sostituire tutte le finestre della loro casa e non solo con doppi vetri , ma anche tripli come quelli che si usano negli appartamenti vicino agli aeroporti. Il Comune le ha detto di usare i tappi per le orecchie, la sera alza al massimo il volume della televisione e in negozio chiede il ventilatore più rumoroso.
Sino ad oggi sono 100 i soci del Comitato e 100 gli iscritti a FB. I veneziani disturbati dagli schiamazzi notturni si possono rivolgere a Martina per avere un aiuto. Il Comitato chiede più controlli da parte delle forze dell’ordine e la chiusura anticipata dei locali rumorosi. Zennaro è in contatto con le istituzioni per trovare un compromesso tra i locali rumorosi e i residenti e dice “ noi siamo costretti a cambiare le nostre abitudini per colpa degli schiamazzi dei bar sotto alle nostre finestre. Abbiamo un’amica e socia che apre tutte le notti la brandina in cucina perché sotto le finestre della sua camera da letto c’è un bar aperto sino alle 3 di notte e non riusciva più a dormire.
Siccome i bar sono aperti tutta la notte e si trova alcol a qualsiasi ora i festeggiamenti nei campi non hanno mai una fine. I bacari a Venezia non hanno posti a sedere quindi si beve in piedi, quasi sempre fuori. I bacaro tour portano i turisti per la città facendoli vivere la vera e autentica vita veneziana, passando da un bicchiere all’altro. Il fatto che a Venezia si può solo camminare la rende una prigione, nessuno deve guidare e ci si può ubriacare senza problemi.
E’ venerdì sera in Campo Santa Margherita, uno degli hot spot per fare festa, nel campo c’è l’inferno, masse di turisti, musica a tutto volume e un fiume di alcol.Nel centro del campo qualcuno ha scritto sul pozzo “tourist go home”. Qui si è sempre fatto festa, ma negli ultimi due anni la situazione è peggiorata. Dopo il coronavirus c’è stata un’esplosione, i giovani chiusi in casa per due anni dicono scatenandosi “avanti tutta”.
Anche Petra Reski che vive da 30 anni a Venezia nota con preoccupazione come sempre più giovani si riversano nella città per fare festa e parla di “Revengetravel”, così viene chiamato il viaggio dopo il coronavirus ( non si viaggia più per piacere, ma per rivalsa), i giovani si sentono in diritto di recuperare quello che hanno perso in due anni di lockdown. E’ l’ironia del turismo di massa che è alla ricerca di uno stile di viaggio autentico, ma che così facendo lo sostituisce. Un’esperienza autentica significa anche capire che in una città vivono anche persone anziane e bambini che non possono aspettare mezzanotte per andare a dormire e che ci sono persone che il giorno dopo devono andare a lavorare. Petra sostiene che questa “folclorizzazione” dell’Italia e questa sua “turistificazione” sono la morte di questo paese. La turistificazione non ha niente a che fare con il paese, con la sua cultura e questo vale anche per gli schiamazzi e festeggiamenti dove si pensa che facciano parte di un’identità tipicamente italiana. Vediamo come i turisti fotografano ancora i panni stesi tra le calli, ma anche questo sparirà perché non esistono più veneziani. Petra conosce gli schiamazzi molto bene, vive su un canale dove passano le serenate delle gondole dalle 9 del mattino alle 23 di sera, dove si canta “O sole mio” e “funiculì funiculà” e dice “questa turistificazione, ha come unico scopo quello di vendere un prodotto e mi viene allora da pensare se anch’io non venga usata”.
Passeggiata a Venezia a mezzanotte con Martina Zennaro e Alessandra Prete, le piazze sono piene di gente seduta sui ponti e nelle calli, alcuni cantano canzoni di compleanno, altri arrivano con i loro trolley. Venezia arriva a malapena a 50.000 abitanti nel centro storico e diventano sempre di meno, ci sono circa 1.200 bar, alcuni offrono alcol a basso prezzo per accaparrarsi la clientela giovane, si prende il bicchiere di plastica pieno di alcol e ci si incontra nei campi.
Martina dice che il ticket non serve per ridurre il turismo di massa, il ticket costa quanto uno spritz e non è un deterrente e comunque chi arriva dopo le 16.00 non lo deve pagare.
Il problema è che gli schiamazzi vanno avanti sino a notte fonda, la gente si ferma nei campi anche dopo le 2 quando chiudono i bar per bere l’ultimo bicchiere.
Continuiamo la conversazione nella camera dell’hotel perché fuori è troppo rumoroso.
Alessandra dice che i festeggiamenti a Venezia non hanno regole, se si chiama la polizia per gravi schiamazzi notturni non viene, a lei è successo varie volte, la risposta è sempre stata “ vediamo se c’è una pattuglia nelle vicinanze” e non sono mai venuti, vengono solo in caso di aggressione violenta e spesso tardi. A questo si aggiunge il problema della paura di una rivalsa da parte del titolare del bar che non rispetta le regole, come è successo a nostri soci che dopo una segnalazione hanno trovato la serratura della porta di casa incollata, la gente ha spesso paura.
Martina dice che non siamo mai stati rigidi e non lo saremo mai, quello che chiediamo è di rispettare le regole, i bar hanno diritto di lavorare e i residenti di dormire ad un orario umano.
Gli italiani sono uno dei popoli più tolleranti per quanto riguarda i festeggiamenti, se quindi un italiano dice “è troppo rumoroso e troppo tardi” allora forse è veramente troppo rumoroso e troppo tardi.
Giuseppe Ginestra è italiano cresciuto in Germania, da 30 anni vive di nuovo in Italia e lavora come poliziotto a Venezia. Al cinquantasettenne è già successo di essere chiamato in mezzo alla notte e dice: “non si può venire qui e pensare che Venezia è Disneyland, Venezia è una città che ancora vive, dove vivono persone e per questo bisognerebbe rispettare di più i suoi residenti. Qui sono dalla parte dei residenti perché io stesso ho visto come la situazione può diventare estremamente rumorosa e quando le persone ubriache incominciano a pisciare su tutti gli angoli non si riesce neanche più a parlare con loro e farli ragionare. E’ difficile fare qualcosa contro la malamovida a causa dei risparmi e tagli fatti e della mancanza di personale della polizia, ci sono meno pattuglie e meno turni notturni. Cosa possono fare due poliziotti quando hanno di fronte tante persone ubriache”. Ginestra dice che la vista di un’uniforme accende ancora di più gli animi e a questo si aggiunge la mancanza di autorità data ai poliziotti. “Non siamo tutelati dallo Stato, in caso di aggressione possiamo solo cercare di difenderci e allora a questo punto ci chiediamo perché dobbiamo andare lì in mezzo alla rissa di ubriachi per farci sputare in faccia, toccare e aggredire e così diciamo “ma va a fare in culo”.
In una città si incontrano diversi interessi e questo significa anche conflitti. I festeggiamenti con “sarà perché ti amo” sono ambivalenti, da una parte mostrano la felicità di una festa e dall’altra la mancanza di rispetto e poca cultura. Le casse con la musica e i bicchieri vuoti di plastica finiscono per terra.
Antonio Familietti parla della situazione a Roma nel quartiere San Lorenzo dove la situazione è diventata impossibile e invivibile per i residenti e spiega come appena arriva la polizia si accendano ancora di più gli animi . Sostiene che non si possono eliminare gli schiamazzi dei giovani con divieti, bisognerebbe incominciare a capire da dove arriva questa crisi dei giovani che cercano solo di ubriacarsi, ma poi aggiunge che purtroppo l’unica soluzione resta quella dell’aumento dei controlli e l’intervento della polizia, eliminando le bibite alcoliche all’esterno. Con maggiori controlli la situazione a San Lorenzo è migliorata per i residenti che hanno ricominciato a dormire e i giovani hanno capito che non potevano fare solo quello che volevano loro, ma purtroppo dopo un periodo di calma sono tornati gli schiamazzi e Antonio dice che proprio non sa quale possa essere la soluzione al problema e dice “anch’io sono stato giovane, ma noi non restavamo fuori così tardi nella notte, è un problema temporale”.
Kubiac, uno sociologo , spiega quale sia la difficoltà dei giovani dopo il coronavirus di come utilizzare uno spazio pubblico e come comportarsi, questi giovani sono rimasti chiusi in casa per due anni e ora vogliono recuperare a tutti i costi il tempo perso e il diritto sugli spazi esterni.
Il turismo non è il problema, la mobilità è sempre esistita, già Goethe viaggiava per l’Italia, non è niente di nuovo, è sempre esistito nelle città. Il problema è la turistificazione delle città, la commercializzazione e tutti i problemi provocati dal turismo di massa. Questo problema esiste in tutti i paesi, basta guardare a Berlino dove ci sono voli low cost che portano masse di turisti in città per il fine settimana e le città si appoggiano a questo tipo di turismo mordi e fuggi. Gli incontri tra gruppi di giovani è diventato “digitale” e non più intuitivo, ci si incontra nelle piazze usando quello spazio senza capire che questo spazio appartiene a tutti. In questo spazio servono però più regole, Kubiac capisce quando le città sono costrette ad imporre restrizioni, ma sostiene anche che non va bene se non si possono più fare feste nei luoghi pubblici e mantenere la bilancia in equilibrio è compito dei Comuni.
Russel Crowe canta “sarà perché ti amo” anche durante i suoi concerti in Italia e la gioia di questo inno deve rimanere intoccabile.
Il compositore della canzone Dario Farina, 77 anni, è stato disponibile solo per mail e racconta che ancora oggi gli viene la pelle d’oca quando sente cantare la sua canzone.